Il sogno della solitudine

Oggi non vi racconterò nessuna storia, forse però un piccolo frammento (camminando) esce dalla scarpa, come un sassolino fastidioso contro la mia volontà.
Si, proprio lei, […]. Quell’uomo dal profondo Nord. Nitidezza, le fusioni plastiche tra sogni e ricordi, il freddo disprezzo per la memoria e l’infantile capacité d’apprendre.
Perché io sarei folle(?) se riconosco nella coccinella non un portafortuna ma una forma d’arte, gentile, della natura?
La rivoluzione, il ricordare concepito come una forma artistica e il ricordo, suo malgrado, che diventa inevitabilmente opera d’arte.
Legato al sogno, e il sogno all’amore, inseparabile dal mio vissuto (cinico e cinetico).
La mia solitudine, come una sorta di ineguagliabile, indiscutibile condizione divina (anche i demoni sono divini e tutti… ). Per scoprire anche una sola piccolissima verità, il filosofo deve restare solo senza nessuna umana interferenza.
Un sacrificio enorme: il disprezzo per l’amore (che volgare affermazione!).
Pensate: non è facile desiderare e non ottenere mai, seulement pour dignité.
I rumori e i suoni, i profumi e gli odori. L’immagine è nitida, marcata: la doccia scrosciante e fumosa e nel letto il ricordo, un ricordo d’amour fou. Il profumo del caffè dalla cucina in festa.
Atterriamo, inghiottito dal mito, Cassandre.
Sguazzare tra onde e vino.
Io compro semi di pomodoro e menta da piantare estirpando erbacce.
Ringrazio i miei amici e gli dei tutti d’avermi fatto vivere un’altra giornata meravigliosamente sospesa tra il dolore divoratore e la gioia più sfrenata.
Non sono io che scaccio e allontano chi mi ama, alla fine sono solo un comunissimo specchio, ma ecco uno stupido paradosso: quando l’immagine riflessa non piace a chi si specchia, è lo specchio stesso che prende le sembianze dell’aguzzino.
Mangiate stasera e riposate in pace stanotte, per voi domani sarà un altro semplice giorno da consumare, per me invece un altro duello all’ultimo sangue.
Divertitevi.

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