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Leucosia

Lago Albano – CASTELLI ROMANI

Apolide e dimesso quasi deforme, mendicante dal clivo collinoso raccolsi una missiva sulla criniera lacustre. Abbacinato compresi quanto l’intimo pubblicitario fosse lusinghiero e gli angoli consumati quelli d’una cartolina anni 80. Invito non nuziale. S’inscenò difronte all’estasi visiva una villa storica, con statue apollinee e geometrici affreschi. [Boiserie d’arnande…] La bellezza sgorgo’ dall’eleganza del pizzo e negli aloni dei balsami sulle canoviche natiche: fontana barocca zampillante Lambrusco. Incanto. Ci studiammo, assaporate le sfoglie appena sfornate, il burro evaporato e la crema al pompelmo. Estratto di mela non scelsi ma volli. Mani curatissime lo servirono sul tavolo trasparente da cui immaginare l’anatomia strozzata in una lustra scarpin. Ed il lungo collo d’elevate fragranze alluse ad ignote stanze. Degustazione. Convocato nel talamo ne drappeggiai il baldacchino. Prona, ma non sola, colle calze bianche si prestò a musicali massaggi. Adorazione. Soddisfazione no appagamento, coinvolgimento insperato anzi stralciato. Frittura di latterini e Malvasia. Aperitivo. Eppure desiderai ancora, senza fine né un fine. Metabolizzazione. L’attesa uno squillo. Assenza. Un sogno micidiale poi fu pestilenza: la memoria in frantumi. Sindrome e paradosso della sirena. Condizionata tacque, azzannando la mia geniale rassegnazione.

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