XXII
Walt Whitman, foglie d’erba, una lode al sogno, un canto onirico. Un sentiero, “m’ inchino alla vostra grazia”. Gli articoli determinativi mi fanno schifo. Musa non devi imporre il tono al canto, arrovellare il cervello. Stupidamente. Vi farò tremare come foglie al vento, che mi sia dato conforto ora! Dell’indomani nessuna sciagurata visione, poisson coffre morto affianco di una bouteille d’eau in plastica abbandonata. L’incuria, la tremenda vendetta del mare, che disarciona il battello e lo sbatte contro le rocce, l’umanità sconfitta per ben 2 volte nello spazio di pochi metri (una meraviglia). La natura si diverte, Beccamorti! Il Dio del mare: “T’avevo promesso forse d’esser giusto e compassionevole? No, per pudicizia, non ti rivelerò ciò che penso dell’umana pietà”. Io: “hai ragione, tu avresti paura d’intendere il mio dolore per la creatura esanime e la mia gioia per quella distruzione e frantumazione di chiglia che m’hai proposto”. Ora ridiamo un pochino, vi racconto una storia letta, che si intitola: “la filosofia è lo specchio della natura”, parla di una donna non troppo intelligente, che si fa delle plastiche facciali perché in origine ossessionata dalle “zampe di gallina”. In sintesi in 2 diversi interventi chirurgici i dottori “sbagliano”, riducendo l’espressione del viso della donna a una maschera di terrore. Quindi, il figlio cerca un posto adatto sull’autobus per nascondere la madre e non far notare il viso di lei agli altri passeggeri che salgono e che inevitabilmente resterebbero quantomeno sbigottiti. Non vi racconto di più, a me fa sbellicare dalle risate. Divertitevi. P.S. Tu: “dove ti arrampichi?”. Io: “sulla cima del colle ventoso, dove il totem di pietra fa infuriare il vento che non riesce ad abbatterlo”.
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