XXXIII

C’è la scogliera irriverente, l’ignoranza (beata), un gingillo elettronico arma di distruzione di massa, omaggio mio? (la) Tua pazienza, semplice bellezza. La giovinezza fusa nei ricordi, io abbisogno di spazio, [per] un’egocentrica “colpa”. Divertiti. Vagavo questa mattina per un deserto di sale e batteri, alla ricerca non di una sfavillante stella, ma dell’ombra di un albero disidratato e morto. Io quel pulsante rosso [(terrore, guerra fredda) caos], lo pigerei molto volentieri. Scherzo dai, chiaramente no!? L’orrido volo plastico del gabbiano. Torno a casa? Le impronte nel fango di sale e il sale del fango che insozza il pavimento. Dovreste comprare una racchetta elettrica che uccide le zanzare. Ho esposto il tavolo al vento, forse è una condizione di élégante supremazia, mangio in silenzio sulla scogliera (dove abito) e le onde parlano tra di loro e si fracassano sugli scogli. È da mesi che non vedo un palazzo. […] dialogo xx VS xy. Gne-Gne-Gne, Divertitevi. P.S. Non dimentico nessuno, mai.

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