Violence

(sono stato altro, per un lungo periodo sono stato altro, quando non-scrivo sono altro)

Cremisi

Come il pazzo nell’angolo della stanza imbottita dall’umidità, sudore, secrezioni, il mio ricordo da bambino, di quell’angolo, rannicchiato, distorsione il suono delle urla, un pianto acuto, la prendeva a calci, sdraiata, feto adulto, mani dietro la nuca, per proteggersi dai calci…

Il muco. Tempo prima, qualche istante prima; la porta d’ingresso sbatteva forte, cardini fragili avvisavano dell’entrata sul palcoscenico del male, come il forte vento anticipa di pochi minuti l’onda tropicale spostando in blocco l’aria calda per sostituirla con quella che proviene dall’oceano. Dopo il trambusto, il rovescio, l’odore chimico della terra bagnata, il pavimento della cucina di bicchieri infranti, di piatti rotti, di lividi, di contusioni, di sogni nati meravigliosi e morti di morte violenta.

Piange il bambino nell’angolo e i suoi genitori si urlano l’odio e vomitano disperazione.

Pregavano poi la mattina in chiesa con i lividi sulla pelle, bianca lei e lui chiedeva d’esser perdonato. Nessun dolore paragonabile a quello del bambino. Cotone liquéfaction, forse in quella liturgia, assenti, nessuna vergogna.

Oggi è domenica, il giorno del Signore, confessionale, così lontani dall’amore per quella piccola creatura indifesa. Conoscerà la paura, non sarà più il bambino dell’amore; sarà altro, proprio come me quando non riesco a scrivere e custodisco i miei libri come preziosi amuleti. Tenuti lì solo per farmi ricordare che non sono altro.

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