Delirio Tremens
La letteratura a volte muore:
1) con un colpo di fucile alla testa.
2) cirrosi epatica.
3) nella miseria e dimenticata da tutti.
Sakuranbo: “anche per me è così… ho perso, se poi parliamo di fortuna… ho perso, sicuramente perso.”
I-O: “sta per arrivare la tempesta, si piegano le vele delle barche… quel passo che diceva… come le lenzuola dei vinti… certo, parole come brezza o cartone dipinto d’immagini surreali ed il vecchio che sogna leoni… secondo te, parla di se stesso?”
Sakuranbo: “la letteratura Americana, un gigante!”
I-O: “una sola volta ho pescato un tonno, l’amo gli si era ficcato nell’occhio, anche io pesca a traina, mi è dispiaciuto, ucciderlo, non ho più pescato niente in vita mia.”
Sakuranbo: “ho perso l’ispirazione…”
I-O: “non fa niente, useremo il tempo per mettere ordine, un ordine autunnale ma mite… bello… aspetta; le scogliere scure che si gettano nell’acqua turchese… come dinosauri… mi sveglio la notte per leggere e scrivere e nel solo tentativo d’essere, vorrei essere.”
Sakuranbo: “il tritacarne, tra giovani che non sono e vecchi che sono stati, nell’incredulità si galleggia lì; ed ogni scossone e spallata al sistema non basta mai, certe volte la semplice fuga è la più eroica tra le soluzioni.”
I-O: “sul selciato… Majakovskij… sul selciato… letta e riletta… spasmi… penso, e se queste anime vedessero in quale inutile società/burlesque tentiamo di arrampicarci.”
The dark room
Non ho dormito mai, questa notte di non-sonno, dipesa, lo specchio è di vetro, di qualche brandello di pelle di dolore, di qualche schizzo di sangue, più giù sulla moquette i coriandoli dei fazzoletti di ricordi, di perché si compia, la naturale reazione al dolore … per me dimenticata e di ogni ragionevole soluzione. Castigati. Impeti, pensa amico mio; pensa.
La spogliarellista russa
Di obscurité, dei passi, la porta aperta, avida, non indovineresti mai, poi si sveglia, sposta la testa dalla spalla e dice: “la commedia è finita”.
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