L’abisso
Virulence, patafobico, Frank Sinatra, un buon auspucio, lettere ad un cane randagio, mordace, capo stretto e collo sottile.
Discontinuità, coscienza remota, tragitto labirintico, non calpestare il prato.
Mi annoio, non è vero, mi diverto non è vero.
Ecco l’accusa, lors_ignori: “ma non potresti fare una vita normale divisa tra una sedia girevole e 4 mura sottili chiamate casa?”.
Niente da fare, arrendetevi, (mi stanno per arrivare le mutande nuove).
Propongo un gioco, vendete le vostre case e organizzate il giro del mondo, io? Vi accompagnerò di sicuro.
L’abisso: da piccolo vivevo un sogno strano. Cadevo in un pozzo superando l’attrito dell’aria e la paura di non_ vedere il fondo. Tutte le notti, tutte le notti. Freud mi sta antipatico.
L’abisso: da grande ho toccato quel fondo e ci sono rimasto impantanato a lungo, poi mi è mancata l’aria per troppo tempo, per troppo tempo.
L’abisso: da vecchio parlerò da solo come adesso e sarà così, sarà così.
L’abisso: la temperatura si alza, poi farà freddo, mi addormenterò per non svegliarmi più. Vorrei essere seppellito su una foglia tra i punteruoli dei cipressi. Arcade, divertente. Ho bisogno di stare sott’acqua, l’abisso. Un cliché,[…], reptilian.
Vi propongo di mettere ordine, la goffaggine d’éléments planétaires dans mon cerveau. Quello che io so, lo so senza volerlo, ho semplicemente scavato un solco tra me ed il passato fino a quest’ultimo secondo che passa mentre scrivo. Non siete pronti, qualcuno sì, ed è per questo che c’ è stato tra noi un lungo abbraccio vitale.
I vostri antenati li avete scordati, i vostri discendenti si scorderanno di voi. Io? Resterò sul fondo e scavero’ ancora nell’abisso.
Lasciare la vita nota per un ignoto migliore, che stupidità! Vi dedicherò un bucolico canto pastorale. Cancellate tutto, vi porto in un’atmosfera naïf. Non adesso, voglio dormire.
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