Mandala – parte terza
Si alzò in piedi, appoggiò con innata sensualità la lunga gamba affusolata sulla spalla dell’uomo, fece una leggera pressione con la punta della scarpa centrando l’omero. L’uomo indietreggiò senza opporre resistenza fino a ritrovarsi sdraiato, orizzontale sotto di lei.
Lui la percorreva con lo sguardo lungo la verticale del suo corpo che come una colonna dorica si innalzava sopra di lui, senza fregi ma sola solida e diritta. Vide il sesso della donna depilato con cura, le labbra carnose della vagina lo aspettavano timide e voluttuose. Il bacino dell’uomo si infuoco’ a quella visione, il suo pene si drizzò turgido e indomito, sagittario ribelle e irriverente.
Un vuoto di silenzio esplosivo tra i loro sguardi. No. Non avrebbe dovuto. Lei punì quell’esibizione ridicola di maschio desiderio. Con un gesto deciso salì sopra di lui,calpestandolo. Sorda al dolore del mondo intero, era l’unico modo per salvarsi. I tacchi a spillo sprofondarono in una superficie inconsistente. Il tessuto della pelle deformato, pazzo e pezzente godeva per quel surplus vitae che avvertiva… I tacchi a spillo si conficcarono come stuzzicadenti in una fragola, pochi secondi di godimento per entrambi, poi la donna in precario equilibrio scese ai lati del torace iniziando ad abbassare lentamente il suo baricentro, le ginocchia flesse e divaricate. La carica erotica di quei movimenti mandò in frantumi l’autocontrollo dell’uomo che pregustava irrequieto l’attimo magnetico in cui la pelle sudata del suo viso sarebbe venuta a contatto con il calore umido e profumato di lei.
A pochi centimetri l’uno dall’altra, l’odore acre della donna penetrò nelle narici dell’uomo, la messa a fuoco si sgranò, avvicinandosi il momento del contatto lo sguardo precipitò nell’abisso paradisiaco della donna. Ma lei si fermò a pochi millimetri dalla bocca di lui, semiaperta e tremante, la annusò riempiendo i polmoni di femminile desiderio poi inizio’ a gustare con la lingua appuntita l’apertura morbida, calda e scivolosa della donna… momenti di silenzio e immobilità. Lui le afferrò anche i seni, generose appendici di carne e vita, lei assecondò la presa appoggiando le mani e le ginocchia ai lati della testa dell’uomo. Ricurva sopra di lui, ricuciva le affinità nascoste tra i fili aggrovigliatidelle loro vite.
L’uomo si commosse e godette della generosità di quel donarsi. Ci fu una lunga pausa. Il sipario si chiuse, scrosci di applausi.
Secondo atto. L’uomo guidò con dolcezza i movimenti della donna, facendole capire che doveva alzarsi. Lei morbida e languida si lasciò guidare nei movimenti, in ginocchio a carponi, posizione grottesca che la grazia del suo corpo trasformava nella più sensuale e seducente delle visioni. La regola non prevedeva deroghe. Il balsamo era lontano, chiuso in un cassetto e l’invisibile barriera era invalicabile. Lo sapevano entrambi. L’uomo prese tra le mani le bellissime natiche della donna, con la saliva le ammorbidì l’ano chiuso come un acerbo bocciolo di rosa, avvicinò la bocca alla piccola apertura rosa antico e con gentilezza cercò di allentare la tensione posta a difesa di un fragile controllo irrigidito da atavica vergogna. Sentì che la donna lo desiderava quando la lingua sfondò la barriera del pudore marcito insieme alla sua sottomissione. L’eccitazione pompava il sangue nelle pareti cavernose del pene, lo sentiva ingrossarsi e farsi duro. Vittima di un desiderio non più gestibile, prese il suo membro e lo appoggiò tra le natiche aperte di colei che gliele offriva. La donna chinò la testa, abbassò le lunghe ciglia e spinse indietro il sedere.
La penetrazione fu veloce e dolorosa perché lei era anatomicamente stretta. L’uomo non poteva sentire che in quel momento il corpo della donna era il fulcro di un conflitto sotterraneo… gemiti e passione raggiunsero l’apice quando l’uomo svuotò la sua riserva di energia orgonica dentro la donna che trattenne il liquido caldo. Al suo interno lo proteggeva come un segreto delicato e inconfessabile che solo lei poteva sostenere. I respiri rallentarono, si ritrovarono di nuovo seduti l’uno vicino all’altra ma irrimediabilmente soli… nessuna apoteosi per loro. La donna prese in mano un lembo dei suoi veli bianchi per cancellare il segno del rossetto sul pavimento. Quella traccia così ben definita per colore e direzione divenne una chiazza disgustosa, irregolare. I contorni puliti del cerchio erano deflagrati in una traccia nebulosa ridonando loro quella libertà avvertita in bilico tra l’intelligenza di volerla e il coraggio di perderla. Si alzarono e si salutarono per l’ultima volta. Era arrivato il movimento atteso da una vita intera.
La donna uscì fuori nel suo giardino sabbioso, osservò ancora una volta i colori sgargianti e le forme armoniose di quella ruota mistica creata per ritrovare pace e presenza dentro di lei. Riempì i polmoni fino a sentire dolore poi alitò con forza in direzione del Mandala. La ventata disintegro’ spietata la grazia di quella geometria. Ripeté il soffio più volte fino a svuotarsi del suo passato. La polvere colorata che si perdeva nell’aria. Con quel gesto liberatorio il suo viaggio iniziatico era terminato. Distrutto il Mandala aveva polverizzato la ferita inferta da una vita che le aveva seccato l’anima.
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