Parte Prima
Sono nella moltitudine, volete vedere la pioggia? Lo scrittore la dipingerà per voi, ma
… sono le sue emozioni che volete annusare, scarnificate.
Sakuranbo: “cosa ne pensi della poesia dedicata e adattata, quella scritta per la Musa
nera?”
I-O: “l’ho letta 3 volte, di una tenerezza indicibile, ancora una volta, riesci a metterti da
parte, a volere il suo bene, ad amare per donare tutto e non ricevere niente.”
Sakuranbo: “l’auto-isolamento è una condanna, penso… il coraggio, forse siamo nati per
sopportare la morte come compagna, ma la sconfitta no!”
I-O: “non sono capace d’amare, mi sembra d’avere 15 anni, mi fa male lo stomaco,
soffro nel veder soffrire le donne, verso di me non ho mai avuto pietà, ma contro quegli
angeli maledetti non riesco a scagliarmi.”
Sakuranbo: “quindi?”
I-O: “quindi, OK, sopporto, sono cattive, OK, voglion sempre avere ragione, per me è OK,
non discuto più, nessuna polémique, lascio fare, ascolto, anche quando ti sbattono la
porta in faccia, per me ormai la parola magica da pronunciare è: OK.”
WASSERFAHRT (sull’acqua, dedicata ad Isabel che dorme cullata dalle onde)
nella prigione di rocce, una sola apertura sulla volta, la nature non ha bisogno di chiave,
entrava la pioggia, la luce del sole e nelle sere limpide un languido tepore; unica Stella.
-Dialogo con le Stelle-
I-O, nel silenzio, nell’esaltazione del suo silenzio, ruotava il capo sulle spalle, per
sciogliere il nodo della tremenda solitude.
I-O: “vieni Stella o luce, accomodati, sono talmente stanco, che non vedrai fuoco e udrai
crepitio. L’unico calore che sfiorerai, forse, la passione che provo per te (apologie
dell’amore). Il drago tatuato sulla schiena era il vecchio custode delle (auree) caverne oramai depredate da furbi e meretrici.”
Parte Seconda
Il drago divenuto cieco, lascia passare chiunque, non dispensa sforzo alcuno e
nessuna fatica, per frenare lo scempio dei (lattari).
I-O si alzò in piedi, arrampicandosi uscì dal foro della cupola di roccia, la Stella unica non
rispose, ma quando uscí egli ammirò tutto il firmamento.
Altre stelle, di luce, impulsi e colori differenti, vegliarono la notte sulla caverna e salutarono
I-O con un inchino.
-Dialogue avec les étoiles-
Le altre stelle: “salute a te o drago o uomo o uomo con la pelle di drago, noi siamo gli
occhi della notte ma anche i tuoi.”
I-O: “il drago è cieco, voi sapete che non è la luce che può rischiarire l’abisso nei suoi
occhi.
Le altre stelle: “se non altro avremo voce per sussurrare al vento il tuo nome, ti seguirà,
giungerai alla tua Stella.”
I-O: “sogno di poter scrivere una favola,
Sogno di poter piangere di gioia, sogno l’essenza del sogno stesso. Non vorrei poi avere
altro tempo da spendere.”
Le altre stelle: “tu, tu non sarai compreso, non è il tuo tempo, il tuo tempo sarà sovrastato
da un altro cielo, quando sarà il tuo tempo noi saremo nuovamente: polvere cosmica.”
I-O: “dovrei essere rasserenato dal votre dire? Il maestro piangendo scrisse: non ci sono
orecchie per la mia bocca. Questo è quello che mi spetta?”
Le altre stelle: “vorresti tu avere scelta per un’altra condizione?”
I-O: “è giunto il tempo!”
Prese il bastone, lo piantò a terra infilzandola e nacque il fiume dell’oblio, poi
pregó la Dea perché gli donasse una nuova corazza ed infine scese tra gli uomini
portando con se la rabbia del tuono e il bagliore della folgore.
Parte Terza
-Lotus flower-
33, Cadmo: “ecco che spezzo ogni catena e sciolgo ogni dubbio.”
Manfred “egli uccise colei che amò, non sapendo chi stesse trucidando, e morì
imperdonato.” (Lord Byron)
-Ripresa del dialogo-
Le altre stelle: “affronta la tua paura, (l’attesa), tu che sei coraggioso, cosa aspetti?
Questo modo di esistere oltre le ossa e poi la cenere, questa qualità, il coraggio, cosa ne
vuoi fare?”
I-O: “affinchè voi possiate capire, vi parlerò con sincérité, deporrò ogni arma, sarò
(SONO) consapevole, nella mia solitudine, nel silenzio, nel desiderio di vita che non c’è…”
Sakuranbo: “non temere smentite!”
I-O: “vieni, lasciamo stare tutte le stelle, attraverseremo il fiume, nuovo nato, dalla
sponda dove gli animali si abbeverano e molti uomini affogano, con tutte le forze di cui
disponiamo cercheremo di compiere il nostro destino.”
Sakuranbo: “tenteremo di scrivere, l’oltrelingua, il linguaggio sublime, vedi… la noia è
qualcosa di astratto che si crea da aspettative mancate.”
I-O: “è una paura… Poi il parolare, suscita una così grande quantità di emozioni e brividi e
sensazioni nuove, che nessunamore per donna o per Dio può generare.”
-YAGANASAWA-
Révélation absolue: scriverò su di te e con te. Si può andare oltre l’assoluto, il mai
contemplato, la fusione tra 2 anime, poeta e Musa scriveranno insieme, in lingue
differenti, con sensazioni differenti, con voci differenti, con la grazia e con la forza, non ci
sarà umanità ma divinità. […]
Parte Quarta
Crudelia, i nervi VS preghiera di perdono.
Sakuranbo: “il racconto parla di sirene, 3 sirene, esseri mitologici, incantevoli, sensuali,
sinuose, ma anche crudeli sanguinarie e dedite all’antropofagia.”
I-O: “donne !?”
(RIDIAMO)
Sakuranbo: “solo nel titolo, parlerò del dolce canto, dell’odio viscerale, del massacro
carnale… si annidavano tra il monte Circeo e Scilla”
I-O: “si ma Orfeo, le ha sfidate contrapponendo il proprio canto e a uno schiocco di
dita… Suicidio di massa.”
Sakuranbo: “perché nel giudizio e nell’attesa, nel distacco e nella distanza ti distruggono!”
I-O: “la distruzione non implica la sconfitta, per questo ho scelto 2 testi che parlano
entrambi di non amore. Una canzone e una poesia vecchia ma stupenda. Ti dirò… le
voglio dedicare tutte e 2.”
[Tutte le volte che ti ho detto basta,
Perché superavamo i limiti.
Tutti i tuoi drammi, gli inganni, gli scontri e dopo i gesti folli, ” ti giuro che è l’ultima volta”
Sensi di colpa, se ti voltavo le spalle mi gridavi: ” ti amo, ti amo, ti amo e non ho ancora
finito con te!”] Crudelia, MARRACASH
VS
[O sacro essere,
Turbata ho l’aurea tua divina quiete,
e del più occulto, più cupo dolore della vita, molto appreso tu hai da
me. Dimentica perdona,
Come le nuvole davanti la placida luna] Preghiera di perdono, HÖLDERLIN
I-O: “Passo, e a splendere tu tranquilla.
Riprendi a farlo di tua bellezza,
O dolce luce.
Effimero, rischiare di perdere le cose che ami per riuscire a viverle veramente. Arriverò a
pensare che anche l’assenza è una parte di lei, mentre il volo dell’aquila in picchiata
dissolverà ogni dubbio (Keats permettendo) e nebbia. Tengo per me brandelli di stagioni.”
Parte Quinta
-Pezzo d’opera (ultima)-
Accovacciato, differenti prospettive, osservo concentrato, quando nella mente, con
prepotenza… un solo pensiero…
D: “tu, I-O, tra noi tutti sei l’uomo che senza né studiare né leggere già conosce, tu sai
dove tutto è cominciato!”
-Distraction-
“Ho letto questa settimana, scartabellando dentro notizie varie poste tra la noia d’intervalli
entro i quali non scrivo, non penso e non mangio… funzioni vitali… Di ben 2 persone che
sono morte (beate loro) soffocate mentre mangiavano un pezzo di carne… finaccia
orribile.
A pranzo dovrò mangiare carne e per cena sono stato invitato per un BBQ… ecco che il
terrore s’impadronisce dei miei sensi…”
Scusate; ho scritto di questi incidenti per fare 2 chiacchiere, volevo tirarmi su di un poco il
morale, sempre meglio che prendere tranquillanti e sonniferi.
-Ambientazione-
Scenario VI et scenario VII (oltre il nulla).
Il fiume, il villaggio, le colline, l’orlo del precipizio, la palude col saule pleureur… a
sovrastare il tutto, l’infinito spazio cosmico.
Ed io come quei disperati che per non saper ascoltare, per non voler accettare, invocano
maghi, streghe, spiriti e fantasmi, confondendo se stessi… tanto varrebbe entrare in
chiesa e pregare per un miracolo.
Di pioggia fina che poi diviene forte e senza un riparo e con il freddo che arriverà
nelle ossa, e so che prima o poi arriverà.
L’uomo. Scesi per il sentiero lungo il fiume dell’oblio, la caverna non era lontana dal
villaggio, le acque nere (sozze dell’umana stupidità) scorrevano per tornare alla
sorgente, cercando di recuperare purezza… spaventate dell’esperienza accumulata e dal
progresso….et migliaia di pesci morti et tonnellate di plastica.
Il poeta. Da monte verso valle l’acqua era limpida, accompagnata da vento fresco e volo
d’insetti e foglie gentili e pensieri dolci e da forme serpeggianti di foresta e sponde
sabbiose e impenetrabili canneti. L’eleganza.
-Pezzo d’opera (ultimo)-
I-O et la sorcière.
Invocando l’unica Stella.
[Appena giunto à destination]
Poggiando la zattera sulla sponda sinistra del fiume, restando lo sguardo rivolto a
ponente, il salice piangente con le radici mappate nell’umore in chiaroscuro (light and
shade).
Seduta, scolpito il corpo nel tronco,
le mani tatuate a massaggiare la terra e
i piedi divisi nel fiume; uno nelle putride acque schiumose e maleodoranti, l’altro nel
liquido dalla trasparenza del cristallo (di color “nulla”).
La strega: “ti stavo aspettando. Spesso mi domandano della morte, paurosa sorella;
soprattutto coloro che non vivono la vita come un paradiso in terra e aspettano di
danzare oltre l’ultimo battito di ciglia concesso; tu sei venuto per cercare chi non ti
risponde, per far mutare la tristezza in gioia.”
I-O: “non ho niente da donarti strega, ho sentimenti placidi ed amore immenso per la
bellezza, portami a la bellezza esaudisci il mio desiderio!”
La strega: “ferme les yeux.”
-Halo de lumière-
L’unica Stella.
L’unica Stella: “je suis ravie de te revoir.”
Accovacciato di contentezza e un sorriso sincero stampato negli occhi increduli; faccia
alla sua Musa.
L’unica Stella [con un leggero sorriso di tenerezza (sourire en coin)]:
“perché?”
I-O: “non lo so, stavo passando per caso, come nella nostra vita
precedente…”
[Interrompe]
L’unica Stella: “perché? Sai che sono passata oltre, però… adesso mi sono resa conto
che posso ancora amare me stessa, tu mi hai cantata ed io sono rinata.”
I-O: “anch’io dopo 25 secoli sono nuovamente riuscito a parolare d’amore, la libération
completa da ogni prigione.”
[…]
Il poeta e la Musa
Il poeta: “Quando te ne vai? Un periodo duro. Hai amato? Ancora ami? Per sempre amerai?”
I femori imbalsamati, piantati come spilli, nella tua pelle acerba e ferita da ferite fresche,
di tagli profondi, di iniziali, il cinismo delle donne, pulsioni.
L’aria diventa leggera, non c’è più rabbia da mangiare,
non vibrano piú sguardi carichi d’odio,
non volano più come stormi impazziti contro i venti gelidi,
insulti partoriti dal ventre rancoroso.
Manca però quel profumo dolciastro d’attenzione, ti sopporto spandere un olio sacro,
benevolo, sul tuo corpo.
Io mangio il doppio, leggo Dylan Thomas, canto Wicked game (cazzo! Sono stonato come una campana), ceno con Freddy … poi m’inabisso.
Ardito come non mai, per affrontare te (una battaglia persa), di vene asciutte, di sangue
secco, camminerai (di un’altra battaglia persa).
“Cosa volete di violento? I rossastri tappeti di lingue, polvere nascosta sotto, pastiglia
umida, d’un amore marcio.
Osserva, sono in ginocchio davanti a te, tu ridi, della disperazione, quando piangi forte ti
cola il naso, respiri male.
Sottosopra, prenderai per mano, ora che non esisti nel galleggiare, plastica, di mostri,
ciclopi, fantasmi, assassini, ladri e bugiardi.
I-O solo, non mi fido più degli occhi da bambina e dei tuoi baci sapor caramello/ beurre
salé.
Bevi troppo, uccidi filosofia, uccidi te stessa, perdi tutto. La poesia d’amore ti lusinga,
gonfia un ego già importante, ma non la capisci.
Lo scrittore che si cela tra le righe è già morto e sepolto.
Per tornare, ripartire e ritornare.”
la Musa: “Non me ne vado mai del tutto, rimango in altra forma. Una métamorphose. Irreale? Ho amato quello che sei, quello che potresti essere, quello che ho visto che sei e non sai di essere. Ho amato me stessa proiettata nel nostro amore.
Fa parte di me amare in tante forme con tanti colori, anche l’obscurité.
Ti lascio andare, non ti posso tenere vicino a me, è una forma di appartenenza che non
conosco. Atto di compréhension, ricordo di chi non potremmo tornare ad essere.
Perdersi in un abbraccio che non ha più lo stesso calore non è possibile.
Assaporare quelle labbra diventate estranee. Perchè insistere? Non ci si deve fondere per
forza. Ci siamo mischiati, confusi, fusi, e poi i fiumi sono tornati a scorrere separati. Acque
nuove.”
I-O: “In questo momento la tua mancanza è l’unica realtà che vivo, perdo fragranze e al
tatto dolcezze, consapevole di non ritrovarle mai più.”
la Musa: ”troverai altri profumi, assaporerai altre sensazioni. Sarà un ricordo lontano,
un’impronta nell’anima. Il filo rosso che ci unisce si sfilaccia, piano piano.”
I-O: ”Ti farai male Musa, mi farai male. Ma come è bello distruggersi anche quando ci si
desidera! E se poi non ci riconoscessimo più? Quello che ti offrirà la vita sarà tutto tranne
me, e lo sai perchè? Perchè io non esisterò più e anche se tu cercherai in me i tuoi ricordi,
tutte le regole e tutte le dinamiche della vita non varranno, qui, adesso, siamo solo io e te,
ora è il sogno.”
La Strega chiuse gli occhi e la luce portò via la Musa con i suoi sorrisi, e le sue lacrime.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!