Cassandra
La superficialità è la tua salvezza
non il candore.
L’avidità è la tua raffinatezza
non il pudore.
L’impossibilità delle ragioni
per chi possiede amore,
da sperperare.
Dissoluto come un monaco,
disgraziato come un benestante.
Sparo a salve e ammalato
pur di sembrare un assassino.
Le mie ossa in frantumi
e le carni non cucite,
mentre mordi quarzo
e succhi catrame.
Consapevole quindi muto
che non basterebbero i vagiti del mare,
dei flauti i boschi
delle brume le sorde note.
Ti osservo spoglia
in una Pagoda di asciugamani
e ginestre.
Sul prato artificiale
le orme immaginarie
di vite sconosciute,
nomi inaccessibili
e incensi spenti.
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