XXXI
Dove sei? È un mese che dormo solo, dove sei? Non mi crederebbero, sei un fantasma? Avrò materia radiosa, disegnero’ spazi certi, mi capitò tanto tempo fa di imbattermi[…] un pugno sulla porta, quale porta? Dato con rabbia, quale rabbia? Tranquillità di un viale autunnale freddo, pensieri incredibilmente semplici. L’evoluzione, nessun viale, nessun autunno, pensieri incastrati e fran_tu_ma_ ti, uno spirito irrequieto, il sogno non basta, lascia la sensazione ma non il ricordo perfetto. La verità del sogno, abbiamo impollinato fiori, non mangio uova. Ti spiego che non esiste un noi, non esiste un dopo e la morte è tutt’altro che l’unica certezza che hai (anzi). Il gatto vecchio è tornato. Esiste un’evoluzione avveniristica. I valori non sono più buoni, bisogna crearne di nuovi. Ci siamo stancati, sì sono molto belle, mi divertirò, Tokyo décadence, il guinzaglio perché hai una voce sottile per dita sottili, non pagherò stasera, mi hai chiesto un dollaro per tutta la notte e mi hai sorriso. Abbiamo esagerato, tu, hai esagerato, perché, la bramosia della carne tenue è dolce. Olivastro profumo, epidermide, scioccante, i capelli tirati con forza, nuca nuda, sì lo ammetto, mi piace scoprire quel neo, so che esiste, ma ogni volta è diverso. Poi mi sforzo di leggere un libro in francese davvero mirabile, molto strano, l’animal classique ou l’enchantment. Ego, es, super ego. La cattiveria dei piccoli uomini, (come me), mi ritrovo con gli occhi più piccoli e vicini, non sono io. La solitudine appartiene alla mia futura condizione d’essere. Meriterebbero di marcire in una fogna, l’elevarsi, non siamo all’altezza? Forse il sole lo è? La vetta del monte? La punta del naso mentre guardi un soffitto? Quale è l’altezza “giusta”? Io lo so. Nell’istinto c’è la risposta chiara alla nostra domanda. Modellate pietre? Divertitevi.
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